La prevenzione del cancro del colon-retto · Dr. Giuseppe Naim

La prevenzione del cancro del colon-retto

Coordinatore Sanità VIII^ Circoscrizione – anno 2012/2013

Solidarietà - Attività Scientifica 1 Il Cancro colo-rettale (CCR), neoplasia più comune dell’apparato gastrointestinale, rappresenta una delle principali cause di mortalità per tumori in tutti i Paesi occidentali e, in Europa, costituisce il tumore più frequente nei non fumatori. In Italia una stima di incidenza è di 35-40.000 nuovi casi all’anno e, a causa della malattia, ogni anno muoiono circa 18.000 persone. Nelle statistiche per mortalità i tumori del colon-retto risultano oggi al 2° posto per frequenza sia tra i maschi, dopo il cancro del polmone, che tra le femmine dopo la mammella. Nell’ambulatorio di ogni medico di medicina generale (1000-1500 assistiti) si stima un’incidenza di 1-1,5 nuovi casi all’anno. Questi numeri sono impressionanti e fanno capire come sia fondamentale la prevenzione al fine di abbassare l’incidenza e la mortalità di questa gravissima malattia.

In molte regioni italiane non è stato ancora adottato, per svariati motivi, uno screening sulla popolazione per la diagnosi precoce di questi tumori e ciò è assurdo ed inaccettabile se si pensa che oggi la prevenzione è  inserita nei LEA (livelli essenziali di assistenza) e quindi avviare lo screening per le malattie tumorali non è un optional me è un dovere per tutte le Aziende Sanitarie. Ecco perché, in campo lionistico, credo che possa essere oltremodo utile impegnarsi per diffondere nella popolazione del territorio di appartenenza le informazioni che possano servire a fare prevenzione partendo prima di tutto dai cittadini che devono imparare a conoscere meglio le malattie più diffuse ed insidiose perché, molto spesso, proprio una migliore conoscenza della malattia può aiutarli, spingendoli a consultare tempestivamente il loro medico di famiglia. Perché ogni cittadino dev’essere sempre il primo medico di sè stesso: in tal modo, sarebbe certamente possibile fare più tempestivamente diagnosi e più facilmente prevenzione.

La maggior parte dei CCR origina da un polipo adenomatoso attraverso un processo multipstep che coinvolge fattori genetici ed ambientali. Alcuni fattori aumentano il rischio di cancerizzazione degli adenomi che da un epitelio normale portano ad un epitelio iperproliferativo e ad un piccolo polipo che aumenta di dimensioni fino a cancerizzare (la cosiddetta “sequenza adenoma-carcinoma”, della durata di circa 10 anni). La prevenzione secondaria del tumore implica l’identificazione dei polipi adenomatosi (la colonscopia è la metodica diagnostica di prima scelta) e la loro rimozione endoscopica (polipectomia) che è possibile eseguire nella maggior parte dei casi senza eccessive difficoltà e con un bassissimo rischio di complicanze. In tal modo viene interrotta la progressione del polipo verso uno stadio istologicamente avanzato (displasia severa) che può poi evolvere fino al carcinoma invasivo.

La prevenzione primaria è rivolta alla popolazione generale ed è focalizzata sull’adozione di misure e comportamenti in grado di evitare o ridurre l’insorgenza e lo sviluppo della malattia. Si basa su numerosi fattori a partire dalla dieta che deve prevedere una netta riduzione delle proteine e dei grassi ed un aumento del consumo di fibre. Risulta fondamentale ridurre il sovrappeso ed evitare l’obesità e la sedentarietà, praticando un’attività fisica costante, abolire il fumo e ridurre drasticamente l’assunzione di alcoolici. E poi oggi unanimamente riconosciuta l’azione preventiva, basata sull’attività antiossidante da parte dei radicali liberi sul DNA delle cellule, di molte sostanze vitaminiche (vitamina A, C, D, E, acido folico, selenio) e di alcuni farmaci antinfiammatori (inibitori selettivi COX2, aspirina).

La prevenzione secondaria, rivolta invece alla popolazione a rischio, si riferisce alla diagnosi precoce della patologia e mira ad intervenire precocemente ma non evitando la comparsa della stessa. La sua attuazione varia a seconda del grado di rischio, a sua volta legato a fattori come l’ereditarietà, il tipo di familiarità  e la natura della neoformazione. Il rischio è considerato “medio” in tutta la popolazione al di sopra dei 50 anni in quanto il CCR insorge per lo più dopo i 50 anni di età, con un aumento esponenziale del rischio in base all’età, con una lieve prevalenza del sesso maschile rispetto a quello femminile. Il rischio è invece “elevato” nei pazienti con familiarità semplice, cioè con un parente di 1° grado affetto da CCR (dove il rischio è fino a due volte superiore rispetto alla popolazione generale), o con storia personale di malattie infiammatorie croniche intestinali. Il rischio è infine “molto elevato” nei pazienti con familiarità complessa, cioè con due o più parenti di 1° grado affetti da CCR o con un parente di 1° grado con CCR diagnosticato prima dei 50 anni (rischio 3-4 volte superiore rispetto alla popolazione generale)  e in quelle, per fortuna rare, forme ereditarie come la Poliposi Adenomatosa Familiare (FAP) e nel Cancro colo-rettale non poliposico ereditario (HNPCC). 

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