La stipsi · Dr. Giuseppe Naim

La stipsi

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La stipsi (o stitichezza) è un disturbo della defecazione che consiste nella difficoltà di svuotare l’intestino e, quindi, di espellere le feci, che colpisce circa il 20% della popolazione italiana ed il sesso femminile in misura più del doppio rispetto al sesso maschile. Non si può considerare come una vera e propria malattia ma, piuttosto, è un sintomo che può insorgere a causa di svariate alterazioni organiche o funzionali dell’intestino oppure  a causa di altre patologie che possono interferire indirettamente con la funzionalità intestinale.

La stipsi è la conseguenza di un’alterazione nella propulsione del materiale fecale e/o nella fase di evacuazione dello stesso. I disturbi della progressione possono essere dovuti ad una ridotta massa fecale (diete incongrue, scarso introito di fibre e dii acqua, alterazioni elettrolitiche), ad affezioni organiche del colon  che meccanicamente impediscono il passaggio della massa fecale, a patologie ano-rettali oppure ad alterazioni funzionali intestinali.

Numerose e molto eterogenee sono le cause implicate nel determinismo della stitichezza: gli elementi eziologici possono avere origine fisica-meccanica, funzionale, nutrizionale o psicologica. Le cause più ricorrenti sono: alterazioni ormonali, anoressia, ansia o stress, celiachia, colite, diabete, dieta dimagrante o povera di fibre, diverticolite, emorroidi, ragadi anali, farmaci, gravidanza, ipotiroidismo, irritabilità, sedentarietà, sindrome del colon irritabile.

Possiamo distinguere una stipsi primaria e una stipsi secondaria. Nel primo caso si tratta di un disturbo funzionale della motilità del viscere le cui cause possono essere varie (dieta non adeguata, vita sedentaria) senza però che vi siano segni di compromissione organica, mentre nel secondo caso la stipsi è secondaria a svariate patologie gastrointestinali o extraintestinali. La normale frequenza di defecazione varia ampiamente da persona a persona in base al corso del tempo, in relazione alle abitudini dietetiche e alla situazione ambientale e psicologica: alcuni soggetti possono produrre tre evacuazioni a settimana, mentre altri possono averne tre al giorno. All’interno di questi valori la funzionalità intestinale può considerarsi normale. Purtuttavia, anche qualora vi fosse una frequenza di defecazione inferiore a tre episodi a settimana, questo dato non è sufficiente per fare diagnosi di vera e propria stitichezza. Quando una persona soffre di stitichezza riferisce un ritardo o un insufficienza nell’evacuazione delle feci. Tecnicamente si può dire che un paziente è affetto da stipsi quando, nell’ultimo anno, accusa almeno due dei seguenti sintomi e per almeno tre mesi: ridotto numero di evacuazioni settimanali (meno di due), difficoltà e sforzo nell’evacuare, presenza di feci secche e/o dure, sensazione di blocco o di ostruzione anorettale con necessità di ricorrere ad un aiuto manuale. Il paziente dovrebbe rivolgersi al medico quando la stitichezza perdura ormai da diverso tempo, quando insorge improvvisamente oppure nei casi in cui si accompagna ad altri sintomi (dolori addominali, sanguinamento, astenia, febbre o familiarità per tumori del colon). Per una diagnosi corretta non si può prescindere da indagini specifiche come la manometria ano-rettale e lo studio dei tempi di transito rettale, per la verificare l’eventuale presenza di un deficit della progressione fecale o di un’alterata motilità del colon, mentre esami come il clisma opaco a doppio contrasto e la rettocolonscopia sono indispensabili per poter escludere la presenza di eventuali patologie organiche quali causa della stipsi.

Terapia farmacologica

Prima di assumere farmaci per la cura della stitichezza, è doveroso fare prima la diagnosi: infatti, molti pazienti richiedono al medico curante o al farmacista o, peggio ancora, si autoprescrivono lassativi contro la stipsi, quando, in realtà, non sono necessari. Infatti, anche se la stitichezza è una condizione altamente soggettiva, i lassativi non sono certo indicati quando, semplicemente, non si hanno evacuazioni regolari ogni giorno: a seguito di un’assunzione eccessiva ed irrazionale di questi farmaci, l’intestino tende infatti ad adattarsi fino ad avere poi quasi il bisogno della loro somministrazione. Inoltre, l’abuso di questi principi attivi può generare ipocalcemia. I farmaci per la stitichezza sono utili per curare il disturbo in sé, non la causa che ne sta alla base, tant’è vero che spesse volte la stipsi esprime solamente un sintomo che cela alcune patologieodisturbiprimari ben più importanti.

La dieta rappresenta un altro elemento sostanziale, che incide notevolmente sulla stitichezza: una dieta povera di fibre, o anche esageratamente ricca, può aumentare le difficoltà d’evacuazione, provocando di conseguenza tutti i sintomi che accompagnano il disturbo.

I farmaci lassativi sono particolarmente utili nella terapia contro la stitichezza. Esistono varie categorie di lassativi, ognuna delle quali con diversa azione farmacologica. Spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura. 

Lassativi di contatto: agiscono aumentando la motilità intestinale, ma i loro effetti collaterali, dolori crampiformi addominali, ne condizionano l’impiego. Alcuni di questi sono la bisacolide  (Dulcolax), la senna (Agiolax, Pursennid), ed il docusato sodico (Macrolax). Altri farmaci di questa categoria contengono sostanze come olio di ricino, cascara, frangula, rabarbaro, aloe.

Lassativi di volume: aumentando la massa fecale, agiscono favorendo la peristalsi. Questi farmaci espletano la propria attività terapeutica solo dopo alcuni giorni di trattamento e, pertanto, il loro effetto non è immediato. Sono indicati generalmente nei pazienti che non assumono fibre a sufficienza con la dieta e devono sempre essere associati ad un’abbondante assunzione di liquidi. Da ricordare tra questi la metilcellulosa, che esercita la sua funzione anche come emolliente, la gomma sterculia (Normacol) ed i semi di psillio (Fibrolax).

Emollienti e lubrificanti: il capostipite di questa classe di farmaci è la paraffina liquida, poi olio di arachidi, sotto forma di clismi, e glicerina, sotto forma di clismi e supposte.

Lassativi osmotici: attraverso un meccanismo osmotico, questi farmaci sono in grado di trattenere i liquidi nell’intestino. Appartengono a questa categoria di lassativi il lattulosio (Duphalac, Epalfen) ed il macrogol (Laxipeg).

Anticolinesterasici (o para-simpaticomimetici): questi farmaci sono così denominati in quanto aumentano l’attività del sistema parasimpatico nell’apparato digerente, favorendo di conseguenza la peristalsi. Non rappresentano i farmaci di prima scelta per il trattamento della stipsi, in quanto determinano numerosi effetti collaterali di tipo gastro-intestinale. Alcuni  tra questi sono il betanecolo (Myocholine) e la neostigmina (Prostigmina).

Lassativi salini: sono indicati di solito per ottenere la pulizia del colon prima di una procedura o un intervento chirurgico, e solo occasionalmente nel trattamento della stitichezza. Fanno parte di questa categoria i fosfati, l’idrossido di magnesio ed il sodio citrato.

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